Il pensiero ermetico di Giordano Bruno decreta la creazione di un nuovo ordine mondiale attraverso l’uso magico delle corrispondenze fra microcosmo e macrocosmo. Portando a compimento questa nuova realtà, l’Uomo-Mago diventa Dio.

Giordano Bruno nacque nel 1548 a Nola, un piccolo centro vicino a Napoli. All’età di quindici anni entrò in un monastero domenicano, dove il suo temperamento estroverso e ribelle lo portò ben presto a scontrarsi con i suoi superiori. Fu così che nel 1576 Bruno lasciò l’abito talare e si dette alla macchia, mentre le autorità ecclesiastiche, che lo avevano bollato ufficialmente di eresia, gli davano la caccia. Per il resto della sua vita Giordano Bruno fu in lotta con la Chiesa, sempre girovago, sempre polemico e provocatorio, sempre in fuga, per non cadere nelle mani dell’Inquisizione.

A Ginevra si attirò ben presto anche l’ostilità del regime calvinista, che lo costrinse a fuggire a Parigi, dove tenne alcune pubbliche conferenze e dove nel 1582 dette alle stampe i suoi primi libri.

In due delle sue opere si ispirò ad Agrippa e Paracelso, dichiarando di essere un mago altrettanto capace. Forse la sua magia aveva un valore psicologico superiore a quello dei suoi predecessori, o forse egli divulgò apertamente quello che essi avevano preferito mantenere segreto e confidare solo a pochi iniziati. In ogni caso Bruno adattò le tecniche classiche di addestramento mnemonico, praticate, per esempio, dagli antichi oratori romani, a fini strettamente ermetici.

Egli tentò di delineare un programma di addestramento pratico, in base al quale il mago poteva agire sulla propria mente, trasformandola in un punto di convergenza dei poteri cosmici, e rendere così la propria psiche una sorta di campo di forze, che attraeva le energie celesti e le proiettava di nuovo all’esterno in forma concentrata.

La prospettiva di acquisire tali capacità fece guadagnare a Bruno il favore del re di Francia Enrico III, che come sua madre Caterina de’ Medici era da tempo affascinato dalla magia. Ma il Nolano, per ragioni che restano oscure, era ansioso di arrivare in Inghilterra. Enrico gli concesse allora una lettera di presentazione per l’ambasciatore francese a Londra, dove giunse nel 1583, prendendo domicilio presso l’Ambasciata, che lo ospitò per tre anni.

Nel 1585 Bruno pubblicò i suoi due libri più famosi La cena de le ceneri e lo Spaccio della bestia trionfante. Fu proprio in Inghilterra che ricevette un’accoglienza entusiastica. È noto che visitò Oxford, dove tenne conferenze seguite con ammirazione fanatica, in cui espose la teoria di Copernico secondo la quale era la Terra a girare intorno al Sole.

Più di ogni altro mago rinascimentale, Bruno si comportava come un uomo che aveva da compiere una missione che la storica inglese Frances Yates definisce religiosa ed ermetica. Egli infatti voleva elaborare una metodologia pratica con cui un aspirante mago potesse trasformare la propria mente in fonte di potere cosmico. Inoltre, tendeva a stabilire una nuova religione universale, basata sulla libertà di circolazione del pensiero, così come era avvenuto nell’antica Alessandria d’Egitto.

Giordano Bruno condanna infatti il cristianesimo, in quanto si allontana dalle divinità classiche e dalla magia dell’antico Egitto.

Parlando del Corpus Hermeticum, Bruno esalta il culto della divinità presente in tutte le cose. Seguendo questa stessa tradizione, insiste sull’idea di un tutto unico che tutto comprende e in cui tutto è collegato. In breve, la concezione di Giordano Bruno decreta la creazione di un nuovo ordine mondiale attraverso l’uso magico delle corrispondenze ermetiche fra microcosmo e macrocosmo. Portando a compimento questa nuova realtà, l’Uomo-Mago diventa Dio. Tale concezione non poteva passare inosservata all’Inquisizione, che lo accusò anche di aver fondato una nuova setta.

Secondo la studiosa Frances Yates verso la fine del XVI secolo, “gli uomini cercavano nell’ermetismo religioso il modo di rendere più tolleranti o unite le sette in guerra fra loro. Esistevano vari tipi di ermetismo, cristiano, cattolico e protestante, la maggior parte dei quali rifuggiva dalla magia. Poi arriva Giordano Bruno, che prende a fondamento del proprio pensiero l’emetismo egiziano, predica una specie di controriforma egiziana, profetizza il ritorno alle dottrine e alla cultura dell’Antico Egitto, in cui le differenze religiose sarebbero scomparse, predica una riforma morale, soprattutto in campo sociale e un’etica del servizio sociale”. Tutti temi questi che si ritroveranno poi nelle norme della massoneria nel XVII secolo.

La natura messianica della missione ermetica di Giordano Bruno non gli impedì di dedicarsi, come avveniva per lo studioso John Dee, a questioni più terrene. In particolare sembra che il Nolano sia stato un agente segreto e che sia l’autore di lettere che attestano i suoi contatti con Elisabetta e la sua lealtà verso il trono inglese.

Nonostante il lavoro di spia richieda segretezza, per tutta la vita Bruno dimostrò un’impulsività e un’audacia che rasentavano la temerarietà. Si ha come l’impressione che la convinzione di svolgere un compito messianico lo portasse a credere di essere invulnerabile, e ciò provocherà la sua rovina. Nel 1586, l’anno in cui terminano i rapporti dall’interno dell’Ambasciata francese, egli fece ritorno a Parigi, da dove poi si allontanò, per iniziare una serie di vagabondaggi attraverso le città tedesche.

Nel 1591 prese la decisione sconsiderata di tornare in Italia. L’anno seguente fu catturato dall’Inquisizione a Venezia e condotto a Roma, dove per otto anni fu interrogato e sottoposto a tortura. Nel 1600 rifiutò di abiurare e ripudiare i propri scritti, e fu messo al rogo come eretico.

Diversamente da altri maghi rinascimentali Giordano Bruno ha anche un posto, seppure relativamente modesto, come letterato, poeta e drammaturgo. Le sue opere letterarie in latino e in italiano meritano una certa considerazione sul piano artistico, ma qualunque ne sia il pregio viene eclissato dagli aspetti straordinariamente visionari dei trattati esoterici.

Il carattere spettacolare della sua ribellione, la sua sfida e la sua ostilità intransigente verso Roma, sono tutti aspetti che hanno contribuito a fare di lui l’incarnazione dei valori rinascimentali: libertà di pensiero e di immaginazione (in me mago agere), audacia intellettuale e intensità mistica.

La sua morte, che ha fatto di lui un martire di quei valori, è un atto di accusa contro la tirannia ecclesiastica che disonora la Chiesa ancora oggi.


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