Il simbolo più conosciuto di Milano, imperante sulle pareti del Castello Sforzesco, è il Biscione Visconteo, chiamato dai milanesi “El Bisson”.

Secondo il libro Storia di Milano di Alessandro Visconti, l’emblema della casata viscontea era in origine uno dei vessilli della città: una bandiera bianca che riproponeva in azzurro il serpente della Basilica di Sant’Ambrogio. A seguito della Crociate vi posero l’insegna di un saraceno sanguinante.

Lo stemma araldico, poi, “viene offerto dal Comune di Milano a uno della nobilissima stirpe dei Visconti che ne sembri il più degno. Un vessillo con una biscia dipinta in azzurro, che inghiotte un saraceno rosso. E questo vessillo si porta innanzi a ogni altro. E il nostro esercito non si accampa mai, se prima non vede sventolare da un’antenna l’insegna della biscia. Questo privilegio si dice concesso a quella famiglia, in considerazione delle vittoriose imprese compiute in Oriente contro i saracini da un Ottone Visconti valorosissimo uomo“.

(Bonvesin de la Riva, De magnalibus urbis Mediolani)

In molti dimostrabili esempi la stessa iconografia risale al tardo Impero romano ed è un prodotto della nuova fede cristiana, che, come simbolo di resurrezione e profezia, adoperava l’immagine di Giona: nell’Antico e nel Nuovo Testamento viene ingoiato e, dopo tre giorni, vomitato da un grande pesce, raffigurato dagli artisti dell’epoca come un biscione.

El Bisson - Il Biscione Visconteo

Il poeta forlivese Giacomo Allegretti nel XIV secolo scrisse un carme sulla bissa milanese, cioè il biscione.

Nello stemma dei Visconti il mostro, persa la sua caratterizzazione di “cattivo”, porta in bocca un uomo. Non dovendo più seminare paura tra i nemici, viene amichevolmente chiamato col nome di biscione. Secondo una leggenda popolare, inoltre, pare che questo simbolo sia stato aggiunto allo stemma di famiglia dopo che un esponente dei Visconti, al seguito dell’imperatore di Germania come generale, avendo trovato una vipera nell’elmo, l’abbia presa con la mano e gettata lontano senza venire morso.

Tuttavia, vi può essere un’ulteriore interpretazione del vessillo, che proviene dall’ambito alchemico, esoterico, in particolare per quanto riguarda quello che viene raffigurato in bocca allo stesso biscione: per alcuni è un bambino, per altri un saraceno.

Lo scopo dell’Alchimia è quello di trovare la Pietra Filosofale, capace di trasmutare i metalli “vili”, o grezzi, in metalli nobili. La cosiddetta Opera Alchemica, conosciuta anche col nome di Grande Opera, che avviene sia in Spagiria, ovvero la lavorazione e trasmutazione delle erbe officinali, che in Alchimia spirituale, e cioè dentro l’Uomo.

Vi sono quattro fasi dell’Opera: Nigredo, Albedo, Viriditas e Rubedo. In Spagiria queste tappe sono conosciute coi nomi di: putrefazione, calcinazione, distillazione e sublimazione. Il processo avviene sulla materia grezza per il tramite di tre agenti: zolfo (combustibile), mercurio (volatile) e sale. Tali operazioni avvengono nel forno alchemico conosciuto col nome di Athanor.

L’alchimia è la scienza del simbolo per eccellenza, dove ciascun elemento trova una sua spiegazione esoterica. Così vediamo che l’oro e l’argento corrispondono rispettivamente al Sole e alla Luna, nell’intento di congiungere e superare gli opposti. Ma accanto a questo concetto fisico di trasmutazione, ve n’è uno interiore, volto a raggiungere la spiritualità alchemica, e quindi opera all’interno dell’Uomo stesso.

Da questo punto di vista l’Opera al Nero rappresenta la distruzione delle sovrastrutture mondane tramite una “morte interiore”, l’Opera al Bianco è il momento di macerazione del mondo appena lasciato, che raggiunge successivamente l’Opera al Verde con la distillazione, quindi a un’interiorizzazione dell’esperienza fatta, per giungere al traguardo dell’Opera al Rosso, la sublimazione finale verso un nuovo Individuo, che ha trasceso i limiti della materia grezza e ha raggiunto uno stato di piena realizzazione di tutte le sue potenzialità. Queste operazioni avvengono nell’Athanor, che è il corpo umano.

Se notate, l’omino, chiamiamolo così, che ha in bocca il biscione è di colore rosso. Ma il biscione in Alchimia ha la medesima funzionalità di quella del drago, ossia sorvegliare le porte dell’Athanor e “mangiare” chi si è lasciato vincere dall’orgoglio e dalle illusioni del puro istinto materiale.


Se vuoi saperne di più sulla nostra organizzazione e il percorso che propone, ti invitiamo a consultare le seguenti sezioni:

Puoi anche contattarci al seguente indirizzo: info@ordinedeldrago.org.

@ 

Autore

Con mente Chiara e Luminosa affronta audace il tuo Destino, senza indugio percorri la Via che conduce alla Conoscenza. Con Cuore Puro e Volontà di ferro, niente e nessuno ti può fermare. Per te ogni cosa diventa possibile.

Scrivi un Commento

Pin It
Traduci il sito »
error: Questo contenuto è protetto.