Dall’antichità ai giorni nostri nelle più svariate tradizioni la Pasqua rappresenta il momento della rinascita, il ritorno alla vita dalla morte, il passaggio dalla schiavitù alla liberazione.

L’origine della parola Pasqua è incerta, tuttavia molti credono che il termine derivi dall’inglese antico Ēastre, il nome della dea germanica della fertilità e della primavera.

Ma pare che l’etimologia si faccia risalire anche al latino pascha e all’ebraico pesah, col significato di “passare oltre”, per gli israeliti il riferimento all’Angelo della Morte, che passò oltre le loro porte, per i cristiani la resurrezione di Gesù, ovvero il passaggio oltre la morte verso la vita, per le tradizioni pagane, la rinascita della Natura, il passaggio dall’inverno alla primavera.

La Pasqua è una festa mobile, che viene fatta corrispondere alla prima domenica successiva alla luna piena dopo l’Equinozio di Primavera, e si verifica in date diverse in tutto il mondo, poiché le chiese occidentali usano il calendario gregoriano, mentre le chiese orientali usano il calendario giuliano.

La maggior parte degli storici concorda sul fatto che la Pasqua era in origine una festa pagana. Tuttavia vi è un certo disaccordo in merito a quale tradizione la festa faccia originariamente riferimento. Una delle ipotesi è che la storia pasquale della crocifissione e della risurrezione ricalchi il ciclo delle stagioni, la morte e il ritorno del Sole.

Secondo alcuni studiosi, poi, è possibile che la Pasqua affondi le radici nella leggenda sumera di Dumuzi e sua moglie Inanna, un mito epico chiamato La discesa di Inanna, trovato inciso su tavolette di argilla in caratteri cuneiforme risalenti al 2100 a.C..

Quando Dumuzi muore, Inanna è afflitta dal dolore e decide di seguirlo negli Inferi. Qui entra attraverso sette porte e il suo abito del mondo viene rimosso. Nuda e umile viene giudicata, uccisa e poi appesa. In sua assenza la terra perde fertilità, le colture cessano di crescere e gli animali smettono di riprodursi.

Dopo tre giorni, la sua assistente, Ninsubur, si rivolge ad altri dèi per chiedere aiuto. Uno di loro, Enki, genera due creature che portano l’Albero della Vita e l’Acqua della Vita negli Inferi, aspergendo con essi Inanna e Dumuzi, che risorgono.

Questi oggetti sacri donano loro il potere di tornare sulla terra come luce del sole per sei mesi, scaduti i quali Dumuzi ritorna negli Inferi con i morti, restando lì per altri sei mesi, mentre Inanna lo insegue, spingendo il dio delle acque a salvarli entrambi. Così si crearono i cicli della morte invernale e della rinascita primaverile.

Pasqua, Il Ritorno Alla Vita

Il mito di Inanna e Dumuzi è solo uno dei tanti racconti di divinità morenti che tornano alla vita e rappresentano il ciclo delle stagioni e delle stelle.

Sulla stessa scia si collegano la resurrezione del dio Horus egiziano, la storia di Mitra, che veniva adorato in primavera, la storia di Dioniso, resuscitato da sua nonna Rea, il mito del ritorno dal mondo sotterraneo alla luce del giorno di Persefone, figlia di Demetra, dea della terra. In queste storie prevalgono temi di fertilità, concepimento, rinnovamento, discesa nelle tenebre e trionfo della luce sull’ombra, o del bene sul male.

Una prospettiva correlata è che la Pasqua fosse in origine una celebrazione di Eostre, dea della primavera, altrimenti nota come Ostara, Austra ed Eastre. Uno degli aspetti più venerati di Ostara per gli osservatori sia antichi che moderni è ancora lo spirito di rinnovamento.

Ostara segna il momento in cui la luce è uguale all’oscurità e continuerà a crescere. Come il portatore di luce, dopo un lungo inverno buio, la dea era spesso raffigurata insieme alla lepre, un animale che rappresenta l’arrivo della stagione del risveglio.

Jacob Ludwig Karl Grimm, fratello maggiore del famoso duo letterario, noto studioso di mitologia nordica, nel suo Deutsche Mythology descrive Eostre come una divinità pagana portatrice di fertilità e la collega alla luce dell’Est, in particolare all’Equinozio di Primavera, che veniva chiamato dai popoli celti Eostur-Monath e successivamente di Ostara.

Pasqua, Il Ritorno Alla Vita

La Pasqua è anche associata alla festa ebraica di Pesach attraverso il suo simbolismo e significato, così come la sua posizione nel calendario.

Alcuni primi cristiani scelsero di celebrare la resurrezione di Gesù nella stessa data di Pesach, sebbene vi siano distinte differenze tra le due tradizioni: entrambe celebrano la rinascita, nel cristianesimo, attraverso la resurrezione, nelle tradizioni ebraiche, attraverso la liberazione dalla schiavitù.

Le usanze più ampiamente praticate nella domenica di Pasqua riguardano il simbolo del coniglio e dell’uovo. Come sottolineato in precedenza, il coniglio era un simbolo associato a Eostre. Allo stesso modo, l’uovo è arrivato a rappresentare la fertilità e il rinnovamento.

Nella mitologia germanica, si dice che Ostara abbia guarito un uccello ferito, trovato nei boschi, trasformandolo in una lepre. Ancora parzialmente uccello, pare che la lepre abbia mostrato la sua gratitudine alla dea, deponendo delle uova come doni per lei.

Nell’antico Egitto l’uovo simboleggiava il Sole, mentre per i babilonesi rappresentava la schiusa di Venere/Ishtar, che cadde dal cielo all’Eufrate.

In molte tradizioni cristiane, l’usanza di donare le uova a Pasqua simboleggia la celebrazione di una nuova vita. Gesù, dopo essere morto sulla croce, resuscita, dimostrando che la vita può vincere sulla morte.

Per i cristiani, l’uovo raffigura la tomba in cui è stato collocato il suo corpo, mentre l’atto di romperlo rappresenta la sua resurrezione.

Nella tradizione ortodossa le uova sono dipinte di rosso per ricordare il sangue da egli versato sulla croce. Indipendentemente dalle origini molto antiche di questo simbolo, la maggior parte delle persone concorda sul fatto che nulla meglio racchiuda in sé il senso della rinascita dell’uovo: rotondo, infinito e pieno della promessa della vita.

Pasqua, Il Ritorno Alla Vita

L’uovo, infatti, rappresenta la Pasqua nel mondo intero: dipinto, intagliato, di cioccolato, di terracotta e di carta pesta… Ma, mentre le uova di cartone o di cioccolato sono di origine recente, quelle vere, colorate o dorate, hanno un’origine radicata nel lontano passato.

Le uova, forse per la loro forma e sostanza molto particolare, hanno sempre rivestito un ruolo unico, come simbolo della vita in sé, ma anche del mistero, quasi della sacralità.

Già al tempo del paganesimo, in alcune credenze, il Cielo e la Terra erano ritenuti due metà dello stesso uovo e le uova erano il simbolo del ritorno alla vita. Quando gli uccelli si preparavano il nido, tutti sapevano che l’inverno e il freddo erano ormai passati.

I Greci, i Cinesi e i Persiani se le scambiavano come dono per le feste primaverili, così come nell’antico Egitto le uova decorate erano date in dono all’equinozio di primavera, data di inizio del “nuovo anno”, quando ancora ci si basava sulle stagioni.

L’uovo era visto come simbolo di fertilità, quasi di magia, a causa dell’allora inspiegabile nascita di un essere vivente da un oggetto così particolare.

Alle uova venivano pertanto conferiti poteri speciali ed erano interrate sotto le fondamenta degli edifici per tenere lontano il male, portate in grembo dalle donne in stato interessante, per scoprire il sesso del nascituro, e le spose vi passavano sopra prima di entrare nella loro nuova casa.

Le uova, associate alla primavera per secoli, con l’avvento del Cristianesimo mantennero il significato di rinascita, riferito, però, all’uomo stesso nella figura del Cristo: come il pulcino esce dell’uovo, egli uscì vivo dalla sua tomba.

Anche nel simbolismo della croce si ritrovano elementi che rimandano a culti antichi: in relazione al numero 4, numero tradizionale dell’universo terreno, degli elementi, del quadrato, delle stagioni, dei fiumi del Paradiso, delle virtù cardinali, degli evangelisti; la doppia congiunzione di punti diametralmente opposti, l’unità degli estremi, come cielo e terra, tempo e spazio; ancor prima era il simbolo universale della mediazione.

Presso diverse tradizioni la croce viene paragonata “all’albero del mezzo”, come rappresentazione dell’asse del mondo, la parte verticale rappresentata dal tronco dell’albero, la parte orizzontale, dai rami.

Secondo il simbolismo biblico è l’Albero della Vita a svettare nel mezzo del giardino dell’Eden, insieme all’albero della Conoscenza del Bene e del Male, due facce della stessa medaglia.

Con la caduta all’uomo viene impedito l’accesso al centro, e di conseguenza perduto il senso dell’eternità, che però può essere ritrovato nel suo percorso attraverso le morti che si susseguono anno dopo anno.

Sul Golgota la croce di Cristo, ossia l’Albero della Vita, è raffigurata fra quelle del ladro buono e del cattivo, ossia l’Albero del Bene e del Male, la dualità. Si schiude così come per incanto la spiegazione di un rituale creduto cristiano, ma che affonda le sue radici nel paganesimo.

Pasqua, Il Ritorno Alla Vita

Ostara, dunque, dimostra ancora una volta come il Mediterraneo, culla di molteplici civiltà, abbia accolto anche tradizioni da esso apparentemente lontane, inglobandole, trasformandole, e attualizzandole, così che, ancora oggi, la celebrazione di questa ricorrenza conserva ancora lo stesso spirito della sconfitta della morte e del ritorno alla vita, come è stato per migliaia di anni.

A questo punto non ci resta che augurarvi Buona Pasqua.


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