L’Equinozio d’Autunno rappresenta, dopo l’Equinozio di Primavera, un secondo momento di equilibrio tra il giorno e la notte, un riflesso dell’equilibrio interiore che gli individui cercano di raggiungere nella loro crescita spirituale, una seconda occasione per ritrovare l’armonia tra le polarità opposte prima dell’inverno.
La parola “equinozio” deriva dal latino aequinoctium, “uguaglianza di notte e giorno”, usato solitamente al plurale, dies æquinoctii, “gli equinozi”, e composto da æquus “uguale” e nox, genitivo noctis, “notte”.
Nella Ruota dell’Anno l’Equinozio d’Autunno ha preso il nome di Mabon ed è uno degli otto sabbat pagani. Si tratta di una festività di ringraziamento per i frutti della terra e sottolinea la necessità di dividerli con gli altri, per assicurarsi la benedizione del Dio e della Dea durante i mesi invernali.
Nella religione celtica Mabon, “giovane uomo” o “figlio divino”, era il dio gallese della giovinezza, della vegetazione e dei raccolti, figlio di Modron, il cui culto era diffuso in tutta la Britannia settentrionale. Il nome deriva dal dio celtico Maponos, associabile all’Apollo Maponus delle iscrizioni romano-britanniche e celebrato dai legionari romani di presidio al Vallo di Adriano.
L’equinozio d’autunno è uno dei periodi critici dell’anno: il sole è nuovamente crocifisso sull’equatore celeste, ma in senso inverso rispetto a quello primaverile, perché passa dall’emisfero settentrionale dello zodiaco al meridionale: scende agli “Inferi”.
Mabon è nel mezzo del periodo del raccolto, è un momento di equilibrio.
In epoca ellenistica l’equinozio autunnale, come quello primaverile, era consacrato a Mitra-Sole, considerato demiurgo e kosmokrátor, signore e animatore del cosmo, la cui funzione era simboleggiata da una sfera che teneva in mano, ma anche mediatore cosmico, e quindi, per tanti aspetti, analogo a Hermes-Mercurio.
Ne L’Antro delle Ninfe Porfirio spiegava che, come demiurgo e signore della generazione, il dio era collocato nel cerchio equinoziale. Quella collocazione indicava la funzione mediatrice tra i princìpi luminoso e tenebroso, simboleggiati dai sei mesi in cui prevaleva la luce e dai sei dove la notte era più lunga del giorno.
Nell’iconografia dei mitrei, sotterranei a forma di grotta, il dio era accompagnato da due dadofori, i portatori di fiaccola. Uno era Cautes, che compare sul lato sud del mitreo con la torcia alzata e lo sguardo rivolto alla scena della tauroctonia, simboleggiando l’aspetto primaverile di Mitra-Sole.
L’altro è Cautopates, che compare sul lato nord del mitreo con la torcia abbassata e un atteggiamento di pena e tristezza, simboleggiando Mitra come Sole autunnale, associato a un albero in frutto, che significa la produttività giunta al suo culmine e alle soglie del deperimento.
Molte funzioni equinoziali e mediatrici di Mitra-Sole-Hermes vennero ereditate da San Michele, la cui festa cade in Occidente nel periodo successivo all’equinozio, ma ad esso analogo simbolicamente, poiché segna nelle campagne la fine della stagione luminosa e calda: il 29 settembre, che originariamente a Roma ricordava la dedicazione all’arcangelo di una basilica del V secolo al settimo miglio della via Salaria, su una collina detta fino al XIV secolo Mons Sancti Angeli.
L’idea di una festività per il raccolto non è nuova, l’uomo ha festeggiato per millenni. Basti pensare all’antica Grecia, in cui si celebravano gli Oschophoria, giornate per esaltare la raccolta dell’uva per il vino, che ricordano l’Oktoberfest, il cui inizio ricade nell’ultima settimana di settembre, epoca di gran festa e divertimento.
Sebbene la tradizionale festa americana Thanksgiving, il Giorno del Ringraziamento, cada in novembre, molte culture vedono il secondo momento del raccolto (dopo Lughnasadh, o Lammas, il 1 agosto) durante l’equinozio d’autunno. Dopo tutto nei tempi antichi era proprio questo il momento in cui si capiva quanto si era raccolto, come gli animali erano ingrassati, se l’inverno sarebbe stato duro o meno. Il Thanksgiving anticamente era festeggiato il 3 ottobre, e a livello agricolo ha molto più senso.
L’equinozio segna la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno, una transizione stagionale che comporta la caduta delle foglie e la preparazione per il freddo invernale. Questa fase di declino è vista come un periodo di trasmutazione e purificazione spirituale, in cui gli individui si liberano delle vecchie energie e delle abitudini nocive, per prepararsi a una rinascita interiore.
Nell’alchimia l’equinozio d’autunno rappresenta un momento simbolico di trasmutazione spirituale. Questo periodo è associato all’armoniosa unione dei principi maschili e femminili, spesso rappresentati come il Re e la Regina alchemici, il principio solare (maschile) e il principio lunare (femminile). Il Re simboleggia la luce, la consapevolezza, la determinazione e la volontà, mentre la Regina rappresenta l’oscurità, l’intuizione, la ricezione e la saggezza. L’equinozio d’autunno, con il suo equilibrio tra giorno e notte, è visto come il momento in cui questi due principi si uniscono in modo armonioso. Gli alchimisti aspirano a replicare questa fusione nei loro laboratori, cercando di trasformare l’ego imperfetto in oro, un processo noto come “opera alchemica.”
Non a caso in questo istante astronomico il Sole fa il suo ingresso nel segno della Bilancia e per l’astrologia è un momento cruciale.
Nella medicina tradizionale cinese, l’equinozio d’autunno rappresenta un momento di transizione tra le stagioni, con un equilibrio perfetto tra le energie Yin e Yang. Questo equilibrio è considerato un momento ideale per mantenere la salute e armonizzare il corpo, la mente e lo spirito.
Nell’induismo questo evento coincide con il festival di Navaratri, che celebra la dea Durga. Questo festival rappresenta la lotta tra il bene e il male e la vittoria del divino sulla negatività. Gli indiani praticanti dedicano questo periodo alla preghiera, alla meditazione e alla celebrazione della dea.
Nella spiritualità tibetana l’equinozio d’autunno è un momento propizio per la pratica del Tummo, una tecnica di meditazione e respirazione avanzata che mira a risvegliare l’energia interna. Questa pratica è spesso associata al controllo del calore corporeo e all’illuminazione.
Mentre il mondo moderno si muove sempre più velocemente, prendersi un momento per riflettere sull’equinozio d’autunno può offrire un’opportunità di connessione, equilibrio interiore e trasformazione personale, indipendentemente dalla tradizione esoterica che si segue. Questo evento celeste ci ricorda che, nonostante le sfide e i cambiamenti, l’equilibrio è sempre a portata di mano, pronto per essere ritrovato.
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