Il Battesimo, per definizione, è un atto o un rituale, ritenuto sacro perché vincola chi vi si sottopone a determinati dettami, ad un certo Codice e ad uno specifico indirizzo spirituale. Il Battesimo del Guerriero si connota pertanto di una certa sacralità, di un’ideologia dal sapore filosofico, ma soprattutto di una convinzione mirata ad un obiettivo di natura spirituale.
A coloro che fanno, dell’arte della guerra la loro professione, non è richiesto necessariamente di credere anche in una data causa: è sufficiente che siano assoldati e allineati, proprio come i mercenari, combattenti di professione in voga in tempi andati, ovvero chi si prestava per risolvere situazioni ingarbugliate, a servizio del miglior offerente.
La storia n’è piena di figure simili, perfino la letteratura: un Azzeccagarbugli di manzoniana memoria, altri non è che un mercenario disposto con la sua retorica a servire potenti. E di personaggi del genere è pieno il mondo… basta guardarsi intorno per vedere quanti mercenari siano dislocati in tutti gli ambienti di lavoro, nei Ministeri e fra i vicini di casa. L’importante è saperli individuare, per imparare a saperli gestire. E questa è materia del Guerriero.
Costui, con la sua volontà, si sottopone ad allenamenti psicofisici per imparare a gestire persone e situazioni. Per giungere a ciò ha il compito prioritario d’acquisire padronanza di sé, con il riconoscimento in se stesso di possibili vizi che gli derivino dalle mode e dalla società. Si rende dunque necessario per egli, comprendere come un’abitudine più o meno consolidata possa diventare un vizio; un Guerriero, infatti, può avere abitudini sì tipiche di un certo gruppo di “pari”, ma in nessun modo deve diventarne schiavo.
Non basta dire ad esempio: “Fumo, ma smetto quando voglio”; bisogna altresì dimostrare a se stesso almeno una volta, per un certo periodo, di riuscire a “smettere veramente” il giorno stesso in cui ce lo si “impone”, per poi eventualmente passato un tempo congruo, riprendere in scioltezza senza sensi di colpa, ma neppure con la necessità legata alla sensazione di astinenza, se si ritiene che quell’abitudine possa andare ancora bene per noi. Il fatto di saper gestire una data situazione, senza cadere nella dipendenza, rende pertanto quell’individuo un Uomo responsabile, capace di assumersi le proprie respons-abilità, anziché limitarsi ad essere un omino, irresponsabile o indifferente a prendere in mano le redini della propria vita.
Non sono una fumatrice e di per sé qualcuno potrebbe obiettare che io stia favorendo “il fumo”, oppure ch’io parli senza conoscere il tema nello specifico. Ritengo plausibili, ma non veritiere tali obiezioni: la prima in quanto la mia abitudine a non-fumare non può essere considerata in nessun modo un incentivo al fumo; la seconda perché io stessa usai quella forma di concentrazione voluta e mirata, quando decisi di dimagrire. In poco tempo tornai in linea e quando, anni dopo, sopraggiunsero motivi differenti che mi fecero mettere il bisogno di essere “in linea perfetta”, in seconda … linea, ritenni che la mia attenzione doveva essere rivolta ad altri scopi, non facendo più caso a quei chilogrammi, che mi portavo a spasso consapevolmente.
Essere consapevoli di sé, delle proprie abitudini e delle proprie manie (chi più, chi meno, tutti abbiamo delle gestualità quotidiane, abitudini quasi irrinunciabili), è materia del Guerriero, perché implica una certa padronanza di sé. Il fatto di svolgere, ad esempio, determinati gesti ogni mattina appena alzati, può essere/non essere sintomo di centratura: pertanto è importante chiedersi se si svolgono quelle abitudini fisse, reiterate con un certo rituale perché esse hanno un preciso significato per chi le pratica, o sono il risultato di una forma di superstizione legata a timori e paure.
Lo scarto è ovviamente notevole e assume significati propri del Guerriero nel primo caso, dell’omino nel secondo. La differenza è ancor più forte nel caso in cui quel determinato rituale serva a compiacere coloro che riteniamo potenti, senza esser coscienti del fatto che va bene la ritualità, ma essa dev’essere legata ad una determinata motivazione, a sua volta connessa con un’esigenza che sgorga dal cuore, affinché sia autentica.
Difficilmente infatti un mercenario potrà risultare autentico nei comportamenti: in taluni casi sarà autoritario, in altri addirittura ridicolo se veste “panni” non suoi, potrà risultare fors’anche ironico, ma certo non autorevole e credibile, se la reiterazione di quei comportamenti è passiva, priva di ogni connessione energetica.
Non a caso nel corso della Storia tutti coloro che vennero ordinati Cavalieri, si erano prioritariamente sottoposti a lunghi allenamenti psicofisici e di rigore fisico e spirituale, affinché acquisissero l’arte della “guerra”, intesa sia come azione di forza che di ingegno e capacità di autocontrollo. Tutti aspetti che donavano al cavaliere autorevolezza e credibilità.
La credibilità è altresì diretta conseguenza della propria centratura spirituale volta ad un particolare intento. Per un Guerriero quindi essere credibile è davvero essenziale. Chi darebbe infatti “credito” a un uomo/donna che dimostra d’aver paura della propria ombra? La credibilità inoltre si acquista “sul campo”, sapendo affrontare il Rivale senza tentennamenti.
Uno dei principi basilari di un Guerriero è riuscire a sondare gli stati d’animo che albergano colui che si ha di fronte. Guardarsi in silenzio, scrutarsi, interrogare l’Altro telepaticamente parlando, permette al Guerriero di coglierne i punti deboli e quelli di forza, affinché il “combattimento” fisico o spirituale, si riveli vantaggioso, ancor prima di aver incrociato le armi.
Lo sanno bene coloro che sono dei maestri in arti marziali: in essi lo scontro vero e proprio, rappresenta quasi l’ultimo atto di un lungo susseguirsi di attimi preparatori in cui i duellanti si sono studiati reciprocamente.
Non a caso i Cavalieri Templari furono i primi ideatori-detentori di Carte di Credito da esibire di Commenda in Commenda. Questo perché nel panorama medioevale era sì preferibile viaggiare sotto scorta, ma soprattutto senza recare con sé Beni materiali, per i quali rischiare la Vita in tentativi di furto che, com’è noto, erano all’ordine del giorno. Affidare le proprie vite ed i propri beni assumeva il tono di un’esigenza primaria, con toni di veri e propri Atti testamentari.
I Cavalieri Templari ed il loro Ordine rappresentavano infatti per l’epoca, quanto di più sicuro fosse possibile trovare negli scenari politico-religiosi-amministrativi. Erano guerrieri valorosi perché credevano in ciò che facevano e sentivano scorrere in se stessi una particolare Energia vibratoria: sapevano chiamarla a sé, sapevano gestirla e onorarla. Sapevano altresì che l’Energia è viva.
Tutti i Cavalieri ordinati, credevano nella forza impressa dal fuoco della trascendenza, tipica del Drago alato; nella forza dell’acqua che lava e purifica, propria del Drago d’acqua; ed infine nella forza della terra, il Drago di terra, che impregna la Grande Madre, che accoglie e nutre. Queste forze riunite in una sinergia di livelli energetici, si rivelano neutre per natura, ma sta all’intenzionalità del Guerriero saperle rindirizzare con un intento di universalità, più che di lotta. E’ infatti l’intento universale, più che la capacità di combattere che differenzia un Cavaliere-Guerriero da un mercenario.
E’ pur vero che quando si riconosce la forza Draconiana in noi, allora si è pronti a conoscere e a saper riconoscere il Drago fuori di noi. Spesso un Guerriero ritiene di aver raggiunto un livello sufficientemente alto per “combattere” contro il Drago; in verità il Drago per costoro rimane inconoscibile, in quanto Esso è la sommatoria di più Forze Spirituali e riconoscimenti esoterici. Il Drago, pertanto, lo si può affrontare in un sol modo: stimandolo.
Una delle prime volte in cui incontrai il Drago, Egli mi girò intorno facendo “fuoco e fiamme” per colpire il mio immaginario e offrirmi la possibilità di scappare. Io rimasi ferma al mio posto, in silenzio. Egli allora mi chiese perché non fossi fuggita. Fu in quell’istante che alzai il mio sguardo dritto nel suo e compresi. Colsi la grandezza della sua anima e me ne innamorai. Il Drago lo ami, oppure lo temi; e se lo temi, non hai scampo: non sei (ancora) un Guerriero.
Il Drago lo avevo incontrato altre volte e con lui avevo sorvolato paesi e città fino agli sconfinati territori della Coscienza, imparando la conoscenza di me e dei miei poteri di maga. Quella volta, invece, fu diverso. Egli era venuto a me in una forma inconoscibile, eppure incontrando lealmente e profondamente il suo sguardo, avevo ricevuto il suo Dono: il mio personale Battesimo.
Il Battesimo per un Guerriero spesso indica una particolare cerimonia, che si pone in atto qualora l’adepto entri a far parte di un Gruppo. Talvolta sarà il coronamento di una serie di prove superate o di studi compiuti, che hanno portato quell’individuo a divenire un Uomo o una Donna (con la lettera maiuscola), ovvero un Essere che fa della centratura spirituale il suo Credo.
Il Battesimo può essere celebrato tramite elementi fisici quali l’acqua (indice di purezza), l’olio (riconoscimento del valore di “quel Corpo” che contiene un’Anima, affinché si realizzi nella completezza spirituale), il fuoco (come elemento distruttore e catartico), la terra (la Grande Madre) e altri ancora.
Ognuno di essi dona al Ricevente precisi riconoscimenti e al contempo ne sollecita gli stati sottili del suo essere. Il Guerriero che li accoglie in sé, ne accetta le relative implicazioni di rispetto di quegli stessi significati esoterici a lui noti. Di certo ciò che contraddistingue il momento d’investitura di un Guerriero, è l’arrivo al suo Cuore di un flusso potente di Energia. In esso c’è il richiamo a ciò che era, ciò che ha conosciuto e ciò che vuol continuare ad essere mettendo se stesso a servizio di un certo pensiero ideologico che fa da sottofondo a tutte le sue credenze, al suo essere Uomo.
Il Battesimo non segna la fine di un percorso, al contrario vincola l’adepto ad una forma di libertà ideologica sia che egli si sottoponga ad un giuramento, sia che faccia una forma di promessa a se stesso. Sembrerebbe un paradosso, ma nella sostanza c’è differenza fra entrare in un gruppo settario o scegliere consapevolmente di trasformarsi in un Guerriero, poiché quest’ultimo ha delle precise regole da rispettare soprattutto nei confronti del suo Sé e tradire eventualmente quei dettami, significherebbe pertanto prima di tutto tradire se stesso.
Il Guerriero dimostra il suo Valore mettendo la propria Spada, a servizio di CIO’ che durante il Battesimo ha contraddistinto il suo Sentire: l’Energia potente giunta a lui ed incanalata, ha trasmutato così pensieri e desideri non più egoici, ma universali.
Il Guerriero, infine, sa che il Battesimo è lo spartiacque fra ciò che è andato con la percezione che ne avevamo, fatta di soggettive vedute e le nostre (in)comprensioni; e questo nuovo Sé, che ha raggiunto un nuovo status di consapevolezza rinnovata. La nebbia azzurrina che contraddistingue il passaggio fra i mondi e le dimensioni, si è così diradata. La paura che essa incuteva si è dissolta. La percezione di sé, è mutata. È il vero Inizio.
Il Guerriero ne acquisisce le implicazioni spirituali, perché da quel particolare istante tutto è mutato, sebbene nulla sia variato intorno a lui. Ciò che è mutata, è la sua capacità di vedere e di sentire. A quel punto il Guerriero sente il bisogno di ringraziare le Forze giunte a lui, per l’Onore ricevuto e inchinandosi si dedica …e evolve.
Non più solo bruco, bensì anche farfalla pronto a …volare, camminando in questo mondo.
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