Pare che il periodo conosciuto come Rinascimento prese avvio dalla diffusione del sapere, e ciò avvenne a partire da una “semplice” traduzione…
Nel 1463, con la traduzione in latino di Ficino del Corpus Hermeticum (attribuito a Ermete Trismegistro) si può parlare di inizio vero e proprio del Rinascimento, in quanto quello che fino ad allora era un fenomeno ancora in embrione, assunse connotazioni culturali precise. Alla sua evoluzione contribuirono anche i progressi tecnologici, non ultimo quello che portò all’invenzione della stampa.
Nel 1455 era stata pubblicata la Bibbia di Gutemberg, il primo libro ad essere stampato a caratteri mobili. Fu William Caxton che, nel 1476, introdusse in Inghilterra la prima stampatrice a caratteri mobili e già in quegli anni il procedimento, all’inizio piuttosto rudimentale, si era notevolmente raffinato.
Nell’Europa del XV secolo i due centri più importanti nel settore tipografico furono Venezia, dove fu installata la prima macchina a stampa nel 1469 e immediatamente dopo Parigi. Alla fine del XV secolo a Venezia esistevano più di 150 stamperie che avevano pubblicato oltre quattromila titoli e a Parigi ne erano stati pubblicati duemila.
Negli altri centri la produzione era inferiore ma, sommandoli fra loro, si raggiungevano cifre enormi. Basti pensare che nel 1503 in Europa erano già stati stampati circa otto milioni di libri. In tutto il continente gli stampatori ebbero la possibilità di ottenere guadagni notevoli e di diventare una nuova classe agiata.
Nel 1483 stampare la traduzione fatta da Ficino costava tre volte di più che farne riprodurre una copia da un amanuense, ma se ne ottenevano più di mille copie.
La crescente disponibilità di libri fece sì che la divulgazione del sapere conoscesse un incremento eccezionale rispetto al passato recente e agì da stimolo per la produzione letteraria.
I nobili ed i potenti, che fino ad allora si erano rassegnati al fatto che l’erudizione fosse prerogativa della Chiesa, cominciarono a rivendicare i loro diritti. E lo stesso fece la nascente classe media dei borghesi, dei mercanti e degli imprenditori agricoli.
L’avvento della stampa determinò l’eccezionale fioritura dell’Accademia di Ficino, favorita anche dal sostegno entusiastico dei Medici, prima di Cosimo poi di Lorenzo il Magnifico. L’Accademia accoglieva non solo eruditi, filosofi e teologi, ma anche ecclesiastici, diplomatici, dottori, uomini di legge, banchieri, poeti e pittori, i quali si convinsero che stava per iniziare una nuova era e che il mondo avrebbe subito un mutamento epocale.
Si fece strada un ottimismo senza precedenti: la convinzione, per esempio, che entro una generazione o due si sarebbe trovata la cura per ogni malattia o che sarebbe nata una nuova religione universale che avrebbe conciliato cristianesimo, dottrina platonica ed ermetismo, mettendo fine alle lotte che tormentavano l’umanità.
Dall’Accademia di Firenze dunque germogliò e si diffuse in Italia un nuovo spirito culturale che trovava riflesso nella letteratura, nella filosofia e nelle arti. Alla fine del decennio 1450-60 era già nata una seconda Accademia a Napoli e una terza a Roma.
Quest’ultima aveva un orientamento ancora più radicale e pagano tanto che il papa la fece chiudere e ordinò che i suoi membri venissero arrestati; nel 1471, tuttavia, salì alla cattedra di Pietro Sisto IV, che la fece riaprire.
All’inizio del XVIII secolo le accademie in Italia erano più di cinquecento, fra le quali l’Arcadia, fondata a Roma nel 1690, che divenne famosa in tutta Europa e ospitò illustri personaggi provenienti da ogni parte del continente; lo stesso Goethe, che ne fu membro, per il famoso resoconto del suo viaggio in Italia adottò il motto “Et in Arcadia ego”.
Questi avvenimenti, tuttavia, sarebbero accaduti circa tre secoli più tardi. Intanto, nella Firenze del XV secolo, Ficino aveva consumato tutte le proprie energie ed il suo ruolo di spirito guida dell’Accademia era stato preso da un personaggio ancora più audace, autorevole e carismatico, Giovanni Pico della Mirandola (1463-1494).
Se Ficino era essenzialmente uno studioso avveduto e pedagogo, Pico aveva una personalità completamente diversa. Con un’audacia che Ficino avrebbe giudicato eccessiva, Pico si dedicò ad una ricerca che avrebbe in seguito caratterizzato la cultura più ambiziosa del Rinascimento: arrivare a concepire una sintesi globale di tutte le conoscenze e di tutte le imprese dell’umanità.
L’impostazione culturale di Pico aveva un carattere essenzialmente ermetico. Come Ficino, egli considerava il Corpus Hermeticum una vera e propria Bibbia, anche se questo non lo distolse dall’idea di apportarvi delle integrazioni tratte dalla cabala ebraica, poiché aveva notato che fra cabala ed ermetismo esistevano notevoli parallelismi.
Fu grazie a Pico che la cabala fu adattata al mondo cristiano e si fuse con l’ermetismo. Pico sosteneva che sul Monte Sinai, Mosè non aveva ricevuto solo le tavole della Legge, ma anche la loro interpretazione mistico-esoterica che era stata tramandata segretamente per via orale.
Pico sosteneva che questa “spiegazione vera e segreta” era la cabala e decise di integrarla con il Corpus hermeticum tradotto da Ficino. Il risultato fu una sintesi nuova e convincente fra gli elementi magici e mistici del cristianesimo, dell’ebraismo, dell’islamismo e del pensiero ermetico, che Pico completò aggiungendovi gli oracolo caldei e gli inni orfici. L’opera delineava una nuova religione universale la cui componente principale era la magia.
Un uomo così non poteva non suscitare l’interesse dell’Inquisizione: nel 1486 infatti Pico redasse un compendio di novecento tesi o proposizioni di orientamento ermetico e lo pubblicò a Roma, annunciando di essere pronto a difendere le sue affermazioni contro chiunque.
In effetti Pico lanciò una sfida a tutta la cristianità chiamandola ad un contraddittorio e si offrì persino di pagare le spese di viaggio ai suoi avversari. Il pontefice proibì il dibattito e tredici delle sue tesi furono bollate come eretiche.
Una poco felice ritrattazione non fece che procurargli ulteriori problemi dai quali lo salvò la morte del papa e l’intervento di Lorenzo de’ Medici. Costretto a chinare il capo Pico si stabilì a Firenze e continuò a scrivere e studiare, rinunciando a qualsiasi dibattito pubblico. Morì nel 1494, lo stesso anno della morte di Ficino, all’età di trentun anni.
Fonte: L’elisir e la pietra, Baigent-Leigh, Fabbri editori
Se vuoi saperne di più sulla nostra organizzazione e il percorso che propone, ti invitiamo a consultare le seguenti sezioni:
Puoi anche contattarci al seguente indirizzo: info@ordinedeldrago.org.
@ Rinascimento, Rinascimento, Rinascimento, Rinascimento, Rinascimento, Rinascimento, Rinascimento, Rinascimento, Rinascimento,